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12 novembre, conferenza sul fine vita con i Lions Club bergamaschi [*Agg.]

*** Aggiornamento ***

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Il convegno “Alla fine della vita: riflessioni sugli aspetti medici, etici e giuridici legati al fine vita e alle scelte collegate” si è tenuto in data 12 novembre 2025 a Bergamo presso l'Hotel San Marco. Organizzato dal Lions Club Bergamo Le Mura in intermeeting con i LC Bergamo Host, Bergamo San Marco, Valle Brembana, Città di Clusone e Valle Seriana Superiore, Ponte San Pietro Isola, Bergamo Sant'Alessandro e Romano di Lombardia Bassa Bergamasca Orientale, il convegno aveva come sottotitolo “Il fine vita e i suoi aspetti più rilevanti: dal diritto all'autodeterminazione del paziente alla gestione medica ed etica delle terapie, dalle cure palliative all'assistenza spirituale. Riflessioni profonde su un argomento di grande rilevanza umana e sociale, come la fine della vita, attorno alle quali verterà il convegno, volto a migliorare sia la consapevolezza di questi percorsi, sia a sviluppare una migliore comprensione della dignità del morire”.

Sono intervenuti nel Convegno, moderati dalla giornalista Carmen Tancredi, il dott. Roberto Labianca, oncologo, già direttore del Cancer center, dell’Oncologia medica e delle Cure palliative all’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo; Monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile della Diocesi di Bergamo per le relazioni istituzionali e comunicazione; la dottoressa Carmen Pugliese, magistrato già sostituto procuratore a Bergamo; il dott. Fabrizio Lazzarini, direttore Generale della Fondazione Carisma di Bergamo; la dottoressa Marcella Messina, assessore alle Politiche sociali del Comune di Bergamo.

Nelle parole della Presidente del LC Le Mura Mattea Torrisi, all'apertura della serata, la motivazione di un evento su un tema così delicato: concretizzare l'opportunità di uno spazio di riflessione, di informazione e di confronto aperto nella comunità. Perchè i Lions sono innanzitutto una comunità ed il confronto su temi di valore deve poter partire proprio dal contesto in cui i soci investono tempo, impegno e dedizione. Seguendo questa logica l'iniziativa del convegno è stata realizzata attraverso la formula dell'intermeeting, cioè di un evento condiviso. Si tratta sicuramente di un argomento non facile da affrontare perché tocca le corde più profonde della nostra umanità, della nostra dignità e della nostra libertà individuale. La trattazione di un tema così complesso aveva bisogno di essere affrontata con sensibilità e rispetto per ognuno degli aspetti che lo caratterizzano: medici, etici e giuridici. Questa finalità è stata da guida nella scelta dei relatori, tutti professionisti di grande competenza ed esperienza, in grado di stimolare un interesse alla cultura della conoscenza, perchè è esattamente la conoscenza che costituisce sempre il presupposto imprescindibile per consentire ad ognuno di noi di scegliere in maniera consapevole per noi stessi e per i nostri cari.

“Vorrei lanciare la provocazione etica della necessità di recuperare l’essenzialità valoriale dell’eutanasia, un termine che abbiamo inquinato: eutanasia in greco significa morire bene e non morte facile. L’eutanasia viene spesso presentata come alternativa all’accanimento terapeutico e il rifiuto dell’eutanasia viene considerato un impedimento alla scelta libera del soggetto e all’esercizio di presunti diritti. Invece l’eutanasia chiede una terapia, ecco quindi che aiutare a morire, e non facilitare la morte, è passare da to cure a I care. Un conto, quindi, è aiutare a morire, diverso è aiutare la morte”. Così Monsignor Giulio Dellavite, delegato vescovile per le relazioni istituzionali e comunicazione, ha voluto introdurre uno dei diversi aspetti del tema delicatissimo tema e di estrema attualità, del convegno.

Sull’importanza di uno strumento ancora poco conosciuto per poter esprimere, quando si è in salute, quali cure accettare o rifiutare in caso di malattie gravissime o condizioni fisiche che richiedono l’apporto costante e continuato di terapie mediche anche invasive, ha voluto insistere l'assessore Marcella Messina “Quanti di voi conoscono i Dat, le Disposizioni anticipate di trattamento? Quanti di voi sanno che in Comune è possibile compilare l’apposita modulistica e che le proprie volontà, nell’assoluto rispetto della privacy, possono essere poi custodite così da poter sollevare i propri cari, in un momento così difficile qual è il fine vita o una malattia gravissima, dallo scegliere al posto nostro? – ha esordito Messina –. Uno strumento di legge a disposizione di tutti dal 2018, nel 2019 le dichiarazioni a Bergamo furono 170, poi i numeri crollarono con la pandemia, ma negli anni successivi la ripresa è stata lenta e costante: 68 nel 2021, altrettante nel 2022, 94 nel 2023. E nel 2024 siamo tornati a 160, come nel primo anno, ma con una differenza importante: dal 2024 le Dat vengono registrate anche nel sistema informatico nazionale, che consente agli ospedali di verificarle in tempo reale. Ma vogliamo fare di più: arrivare a una modulistica più semplice, più accessibile, e soprattutto con l’apporto delle realtà del Terzo settore, diffondere maggiormente la conoscenza. Su questo stiamo lavorando anche con l’Associazione cure palliative. È importante ricordare, comunque, che le Dat consentono anche di indicare un proprio fiduciario: fatelo, è un gesto d’amore per chi vi sta accanto”.

Parlare di fine vita nella malattia, comunque, non può mai prescindere dalle Cure palliative: lo ha rimarcato, l’oncologo Roberto Labianca, “Oggi, grazie alle cure sempre più avanzate, aumenta il numero delle persone che nel corso della propria vita hanno avuto un cancro e ne sono guarite, o sono sotto terapia. In molti, sempre di più, sono in condizioni di cronicità: questo significa che si allunga la vita ma che occorre sempre di più pensare alla qualità della vita per le persone in condizioni di patologica fragilità. Per questo è importante lo sviluppo delle cure palliative, ma soprattutto di una rete di cura che coinvolga tutto il mondo sociosanitario e che sia accessibile a tutti”.

Di cure palliative parla anche l’attuale disegno di legge sul fine vita che il Parlamento sta esaminando e che sta già spaccando le varie aree politiche: “L’importanza della necessità di colmare un vuoto legislativo è sotto gli occhi di tutti – ha evidenziato Carmen Pugliese, già sostituto procuratore a Bergamo -. E questo vuoto legislativo è grave perché crea disparità territoriali fra varie regioni, mette i medici e le strutture sanitarie nella condizione di giuristi, costretti ainterpretare di volta in volta le decisioni giurisprudenziali, e in ultimo mette la magistratura in un ruolo di supplenza che non le è proprio, costretta a valutare i casi in assenza di chiare direttive e tamponare situazioni in danno del principio della certezza del diritto”.

Sulle cure palliative è tornato a insistere anche monsignor Dellavite: “L’esperienza degli hospice, il cui scopo è l’umanizzazione dell’assistenza ai pazienti in fin di vita e il trattamento del dolore, con le cosiddette cure palliative, rompe la correlazione sofferenza-desiderio di morire apparentemente così ovvia. La grande differenza etica tra aiutare a morire e procurare la morte ci interpella non solo sulla morte ma sulla vita. Non è possibile parlare di un diritto alla morte, ma è necessario parlare di un diritto di morire con dignità, ma questo presuppone il diritto di una vita di qualità”.

A qualunque età, in qualunque condizione, soprattutto nel periodo umano più fragile, quello degli anziani: “La vita nella casa di riposo è un momento di terminalità dell’esistenza – ha rimarcato Fabrizio Lazzarini, direttore generale della Fondazione Carisma –. Chi entra in una casa di riposo in media ci resta due anni, forse tre. Questo tendiamo a rimuoverlo, ma occorrerebbe educare all’accettazione della morte. La pandemia ci ha fatto capire in cosa siamo stati danneggiati dal Covid: non abbiamo potuto aiutare i nostri anziani ad andarsene con un contatto fisico, accompagnati nei gesti e negli affetti, nella parola e nelle carezze. Se c’è un modo sbagliato di
morire è quello di morire soli. Noi, tutti quelli che lavorano a stretto contatto con gli anziani nelle case di riposo, abbiamo ben chiaro quella che è la nostra missione: aiutare ad accompagnare alla morte chi è in una fase di terminalità senza lasciarlo solo, standogli accanto nella cura e nell’affetto. Dovrebbe essere così per tutti, ovunque, dovunque”.

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2025-11-12
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Pubblicato il
1/12/2025